Storia dell’ITINERARIO

La direttrice viaria su cui si basa l’Imperiale VRG risale ai tracciati utilizzati da Celti ed Etruschi per raggiungere la Pianura Padana;  per i Romani questi itinerari divennero parte del reticolo delle vie consolari come Cassia, Emilia, Postumia e Claudia Augusta; nel medioevo vi transitarono Longobardi, Franchi, Germanici,  e la via divenne una tra le rotte militari e commerciali più importanti per i collegamenti con le città baltiche, le miniere di salgemma di Salisburgo e per le fiere della Champagne e di Fiandra. I tanti ospitali presenti, di cui spesso sono rimasti solo ruderi o tracce nei testi storici, testimoniano il transito dei pellegrini. Poeti, scrittori, pittori e studiosi della classicità italica la percorsero per visitare il nostro Paese, durante i famosi grand tours. Negli ultimi secoli questa viabilità ha visto svilupparsi sempre più i movimenti tra l’Italia e l’Europa, evolvendo in strade sempre più moderne, come la statale 12 e la A22 (Abetone – Brennero).

I cambiamenti politici, molto frequenti anche nell’antichità, determinavano per varie ragioni altrettanto frequenti modifiche della viabilità per evitare, o almeno ridurre al minimo, l’attraversamento di confini a volte impraticabili e costosi, sempre infatti si è cercato di percorrere zone presidiate da poteri fedeli. Il più famoso è il caso del corridoio bizantino che collegava Ravenna a Roma: anche per restare distanti da quel confine, i Longobardi svilupparono una variante medievale della Cassia, più ad ovest rispetto i possedimenti bizantini, che non passava da Arezzo (secondo il percorso della Cassia antica) ma da Lucca si dirigeva verso San Miniato, imboccava la Valdelsa e, passando per Siena arrivava a Roma. Su questa direttrice si incamminarono in tanti, tra cui il vescovo Sigerico, il cui itinerario è poi diventato il tracciato oggi indicato con il nome di Via Francigena. L’asse viario su cui si incardina l’Imperiale cominciò a delinearsi intorno al mille, con Corrado II: scendendo dal Brennero raggiungeva Trento e Verona, poi Mantova, Modena e Pistoia, attraversando territori controllati da feudatari fedeli all’imperatore. Altalenante nella storia è stata la scelta degli attraversamenti appenninici: a seconda delle situazioni storiche-politiche, le necessità di collegamento di Modena o Reggio con Lucca o Pistoia determinavano la decisione se passare più ad est o più ad ovest. Emblematico è quanto accadde ancora nel diciottesimo secolo, a distanza di pochi anni e di pochi chilometri, quando si alternarono vie e passi: prima il San Pellegrino, attraversato dalla Via Vandelli, che conduceva a Massa, solo su territori estensi; poco dopo venne attrezzato con importanti opere un piccolo passo chiamato “di Serrabassa” per opera del granduca di Toscana e del duca di Modena le cui casate provenivano dalle stesse origini dinastiche: il passo fu rinominato Abetone, e divenne ben presto il valico più importante dell’intero Appennino settentrionale.

L’IMPERIALE VRG riadatta ai moderni camminatori e ciclisti una viabilità esistente, non sono stati cioè tracciati nuovi percorsi; si utilizzano parti del reticolo di itinerari storici Italiani, attraverso i quali è possibile raggiungere ogni angolo del nostro Bel Paese.
Da Trento (ove arriva il tragitto compiuto dal Monaco Albert, su cui si basa la Via Romea Germanica) si percorrono diversi tratti di importanti vie storiche: tre vie Consolari Romane (Claudia Augusta / in TrentinoPostumia / in Veneto e Lombardia e Cassia  in Toscana); la settecentesca via Vandelli (da Modena e Sassuolo a Massa); le antiche vie d’acqua che collegavano Modena al Po e a Mantova; il cammino devozionale di San Bartolomeo, che raggiunge molti luoghi Longobardi a cavallo dell’Appennino settentrionale, la Via Vecchia Aretina, lungo il Valdarno superiore (percorsa anche da San Francesco e dai suoi frati, per recarsi a Firenze e oltre, verso Francia, Spagna, ecc.); ad Arezzo infine si rientra sulla Via Romea Germanica, tramite la quale si arriva a Roma, alla tomba di Pietro.